Piccola rubrica dedicata alla montagna pratese e al trekking pubblicata su Pratosfera, scritta dal nostro socio Giovanni Ravalli e curata dal CAI di Prato.
Come abbiamo visto nella precedente puntata saper leggere una carta escursionistica è un requisito fondamentale per poter progettare un trekking alla nostra portata, ma lo è ancor di più in quanto sarà il nostro punto di riferimento quando saremo in azione; saper leggere una mappa durante la gita ci permette infatti di conoscere grossomodo in ogni momento a che punto del percorso siamo giunti e soprattutto a non smarrire la retta via o a ritrovarla velocemente.
Una buona abitudine è quella di studiarsi bene il percorso a casa prima di avventurarsi; oltre a determinare la lunghezza ed il dislivello della gita, abituatevi a segnare su un foglio tutti i punti notevoli che andremo ad incontrare, soprattutto se quotati (bivio, ponte, rudere, valico, cima, etc…), in modo da poter avere a portata di mano un canovaccio attendibile del percorso, verificabile passo dopo passo.
Premesso ciò, i nostri principali alleati lungo il tragitto saranno i segni bianco-rossi; anche la nostra provincia infatti può vantare una rete sentieristica mantenuta e segnata periodicamente dalla sezione pratese del C.A.I., a sua volta parte di un capillare reticolo nazionale che unisce tutte le cime d’Italia dalla Val d’Aosta alla Sicilia. I segni, generalmente verniciati su alberi e rocce o su pali in legno appositamente installati, sono ad una distanza tale che ci sia visibilità da segno a segno, in modo che non possano insorgere dubbi sulla direzione che dobbiamo seguire.
A tal proposito, qualora si smarrisca il segno, si consiglia di non avventurarsi e, mappa alla mano, retrocedere fino a ritrovare l’ultimo segnavia incontrato (talvolta può capitare, soprattutto alla fine dell’inverno, che il maltempo abbia abbattuto proprio l’albero che recava il prezioso segno).
I sentieri sono inoltre corredati di tabelle riportanti le principali direzioni con i tempi di massima necessari per raggiungerle; queste tabelle sono situate generalmente all’inizio dei sentieri e in prossimità di incroci tra più percorsi. La carta è estremamente necessaria anche per capire visivamente in loco la direzione da seguire e la posizione della meta; è importante abituarsi a fare l’esercizio di individuare a distanza le cime o altri elementi notevoli riporati in mappa, così come bisognerebbe ricordarsi di tanto in tanto di voltarsi all’indietro e dare un’occhiata al percorso fatto, dato che cambiando la prospettiva dalla quale si osserva, tutto sembra diverso e in caso di ritirata causa maltempo o nebbia ci si potrebbe imbrogliare.
Un altro elemento desumibile dalla cartografia è la tipologia di ambiente che andremo ad attraversare e nello specifico il tipo di sentiero; è evidente che camminare su uno stradello di campagna permette di spostarsi più velocemente a differenza di un sentiero nel bosco o di una traccia su prato di crinale. Per completezza vi segnaliamo la classificazione C.A.I. dei percorsi escursionistici:
- T = Escursionistico–Turistico (itinerario di ambito locale in prevalenza su mulattiere e carrarecce),
- E = Escursionistico (itinerario privo di difficoltà tecniche quasi sempre su sentieri evidenti),
- EE = Escursionistico per Esperti (itinerario impegnativo per lunghezza e dislivello che può prevedere anche passaggi su sentieri e tracce esposte, con presenza talvolta di funi corrimano e scale),
- EEA = Escursionistico per Esperti con Attrezzatura (presenza di vie ferrate percorribili solo indossando casco, imbragatura e kit da ferrata omologato).