23 Marzo 2019
Partecipanti:
Alessio Augugliaro, Mario Cecchi, Andrea Belli, Veronica “Impiccio” Bacchinucci, Sonia Santolin, Hendrix Artioli, Wainer “Viper” Vandelli
Relatori: Hendrix, Sonia, Wainer
Puntuali alle 10:00 eccoci alla galleria della Carcaraia. La visione è la stessa, ma stavolta l’organizzazione e la logistica sono più semplici: si va tutti in Gigi.
La risalita completata l’ultima volta va nella direzione “giusta”, è ferma in un ambiente complesso con diversi vai ed è tutto da rilevare: c’è lavoro per tutti.
In due settimane tutta la neve nella parte bassa della valle si è dissolta e la strada è bella liscia dopo la ruspata recente: rapidamente due auto salgono fino al parcheggio del Gigi. La giornata è fantastica, calda con un grande blu, ma questo non ci scoraggia ad infilarci nel buio. In tempo record (11:00) siamo tutti davanti all’ingresso: si sente la mancanza di certi compagni che ci avrebbero fatto entrare almeno un paio d’ore più tardi…
Nessuno degli emiliani è stato in Gigi di recente, quindi ci predisponiamo in formazione alternando connoisseurs (= esperti ndr) e novizi. Ovviamente e rapidamente la formazione si rompe e un novizio viene perso, e poi recuperato, nelle molteplici vie del Gigi.
Infatti, a parte un paio di bivi meschini, la via per la Padella, una volta percorsa, è piuttosto lineare. Lineare, ma tuttavia complessa e noiosa, con salite e discese intervallate da zone strette e, udite udite, anche fangose. La guida Alessio ci conduce e ci fa strada, finalmente vediamo i luoghi di cui abbiamo sentito parlare: lo’Mbuto, lo Scollimo, il Nagzul, la Sala del Primo Contatto (ora, “triviacontact”). La progressione non è veloce: i novizi fanno si che ci vogliano quattro ore a raggiungere le zone calde.
Gli uomini di punta Alessio, Sonia, Hendrix, Viper e Veronica, raggiunta la Sala del Ravaneto preparano i materiali mentre dietro Mario e Andrea rilevano il rilevabile. Il Ravaneto è peculiare e decisamente stona con il resto dell’ambiente, si sente odore di esterno, di strada… di “frigo” …
Il primo obiettivo è scendere un pozzo e vedere un possibile ambiente parallelo. Quest’ultimo si rivelerà un arrivo in salita da cui arriva un forte stillicidio, mentre il pozzo che scende ci regala l’esplorazione della giornata. Scesi quei pochi metri, nell’ambiente sottostante un passaggio fra massi spaccati, con evidente aria, dà accesso ad un bel meandro lavorato dove si sta quasi sempre (ma non sempre!) in piedi. Non va nella direzione “giusta”, ma va!
Una cinquantina di metri più avanti, dopo aver addomesticato il meandro con un feroce lavoro dei nostri due accaniti martellatori, si continua e scesa una serie di saltini e traversato qualche pozzetto ci troviamo davanti ad una nuova verticale nei grezzoni. Lasciamo indietro altre vie da verificare: il tratto a monte del meandro (che pare continui) e un’ altra possibile via in una saletta a metà dello stesso.
Dopo un’anda e rianda nel meandro per recuperare i materiali e un’altra dose di “addomesticaggio” (sempre a suon di sane bimartellate), Alessio, rapido, attrezza e scende il pozzo di una quindicina di metri. Alla base, un passaggio basso su uno strato di scisto porta ad un’altra verticale. Una finestra a qualche metro dal fondo del primo pozzo sembra una via di accesso migliore. Hendrix viene usato come battacchio per raggiungerla.
Un passaggio alto sembra dare accesso ad una via fossile, ma con l’ultima corda e gli ultimi attacchi a disposizione decidiamo invece di scendere questo secondo pozzo. Quindici metri più in basso atterriamo su un terrazzo. Il pozzo continua per almeno altri dieci metri fino ad un fondo dove si intravede quello che sembra essere un meandro percorribile.
I rilevatori hanno già fatto dietro-front con in saccoccia duecentocinquanta metri di grotta rilevata, ed un nome adatto al nuovo che avanza… “ramo fourConeT” (col cazzo che ci torno!)…
“Sponsor ufficiale dell’uscita… Svitol! Ndr.
Dopo aver sistemato il materiale, tutti ci avviamo lentamente verso l’uscita che guadagneremo intorno a mezzanotte.
Ad Agliano, alle 02:00, Mastro Zanga ci aspetta in piedi con la tavola imbandita e una cena luculliana. Grazie Mastro Zanga! Vuotati i piatti (ma non le pentole) e qualche bottiglia ci si avvia al meritato riposo, mentre Mario e Andrea imperterriti alle tre di notte scaricano dati, uniscono rilievi e ci preparano la base per nuovi sogni da rendere veri.
… continua…