Piccola rubrica dedicata alla montagna pratese e al trekking pubblicata su Pratosfera, scritta dal nostro socio Giovanni Ravalli e curata dal CAI di Prato.
La montagna in sostanza si può frequentare in ogni stagione; anzi la bellezza del trekking risiede anche nel fatto che ci permette di vivere l’ambiente in periodi dell’anno diversi, potendo così apprezzare la natura in tutte le sue vesti.
La nostra porzione di Appennino in particolare, non raggiungendo quote elevatissime, è a maggior ragione praticabile senza grosse difficoltà tutto l’anno. Ciò premesso è necessario ricordare che prima di affrontare qualunque uscita in ambiente montano, anche quella più semplice sulla carta, dobbiamo obbligatoriamente consultare le previsioni meteorologiche per l’area di nostro interesse.
Tornando ai monti locali, che presentano solo in minima parte zone pericolose per esposizione o terreno insicuro, possiamo affermare che la maggior parte dei pericoli oggettivi sia legata proprio alle condizioni del tempo, motivo in più per procurarsi informazioni dettagliate al riguardo.
Anche se può sembrare un controsenso, dando per scontato che in caso di fronti perturbati marcati di tipo invernale nessuno si avventuri all’aperto, i rischi maggiori si corrono d’estate: sarà infatti capitato a tanti di mettersi in cammino con il sole, per vedere poi il cielo chiudersi rapidamente e scaricare in pochi minuti una pioggia consistente.
Per altro i temporali estivi sono frequentemente associati ai fulmini, elemento ben più temibile rispetto ad una ”doccia inaspettata” (altri fenomeni potenzialmente pericolosi legati al meteo sono la nebbia ed il vento). Quando si progetta un’uscita quindi è opportuno consultare i bollettini del LaMMA, il laboratorio di monitoraggio e modellistica ambientale della Regione Toscana; in particolare si consiglia di prendere visione dell’evoluzione generale del meteo nella nostra regione nei giorni precedenti, per focalizzarsi poi sulla zona dove intendiamo fare l’escursione e consultare le schede relative alle macro-aree montuose, che indicano i livelli di pericolo relativi a vento, nebbia, ghiaccio e valanghe in inverno.
Con queste informazioni saremo quasi sempre in grado di decidere sulla fattibilità o meno del nostro trekking, ma talvolta può non bastare; in caso di camminate lunghe o di più giorni dobbiamo infatti imparare a leggere quei segnali che ci avvisano di un repentino cambio del tempo.
Gli elementi da tenere sempre presenti e sotto controllo sono la presenza di nubi, la presenza di vento e le variazioni nei valori della pressione atmosferica. In particolare dobbiamo allarmarci quando iniziano a fare la loro comparsa nuvole cumuliformi, che, in particolare in caso di temporale estivo, tenderanno rapidamente a divenire più spesse verticalmente ed a presentare nella parte superiore protuberanze a forma di torre; quando ci accorgiamo di una situazione del genere sarà bene cercare un riparo, perché la scarica di acqua e fulmini è imminente.
Anche in caso di ”cielo a pecorelle” potrebbe essere in avvicinamento un temporale, ma in genere la presenza di altocumuli disposti in tale modo rappresenta l’avanguardia di un fronte perturbato, quindi in teoria abbiamo un po’ più di tempo per valutare la situazione.
Per quanto riguarda i venti, in genere, dopo un periodo di tempo sereno e stabile, se ruotano da Est, Sud-Est è probabile un peggioramento marcato; al contrario, dopo un periodo di brutto tempo, una rotazione da Ovest, Nord-Ovest spazza le nubi e riporta il sereno (queste sono comunque indicazioni di massima, generalmente valide, ma passibili di variazioni a livello locale a seconda dell’orientamento e della disposizione delle catene montuose).
Qualora si intraprenda un trekking molto lungo o addirittura di più giorni, i segnali di cambiamento del meteo possono essere anticipati, o comunque confermati, consultando un barometro (generalmente sono presenti in qualunque rifugio di montagna), o più semplicemente un altimetro.
L’altimetro ci permette infatti di misurare le variazioni nella pressione atmosferica: se rimanendo fermi per alcune ore nel medesimo punto l’altitudine registrata dallo strumento aumenta, siamo in presenza di una diminuzione di pressione; al contrario una diminuzione della quota indica aumento di pressione. Un aumento repentino della quota, indica quindi un fenomeno perturbato in rapido avvicinamento.